Cosa significa prestito usuraio
Prestito usuraio: cos’è e quando viene definito tale
L’usura è una tipologia di prestito piuttosto antica e, in genere, a ricorrere a questa forma di finanziamento illegale sono le persone in grossa difficoltà economica, spesso commercianti o imprenditori, ai quali è preclusa la possibilità di ottenere la somma di denaro, di cui hanno bisogno, dagli istituti di credito.
Chi sono gli usurai?
Spesso gli usurai, che più comunemente vengono definiti strozzini, sono soggetti che dispongono di grosse somme di denaro, queste possono derivare dagli introiti di un’attività illecita (guadagni in nero o denaro riciclato), dai guadagni di un’attività legale bene retribuita che, allo stesso tempo, consente di entrare in contatto con numerose persone (avvocati, commercialisti, etc.) o da disponibilità economiche legate al fatto di essere nato in una famiglia particolarmente facoltosa.
Fare l’usuraio non è una professione legalmente riconosciuta. Inoltre, la legislazione del nostro Paese, ma anche di numerose nazioni dell’Unione Europea, è caratterizzata da una legge anti-usura, con la quale viene definito il tasso d’interesse al di sopra del quale un prestito può essere definito a strozzo o, per l’appunto, usurario.
La legge in questione è la numero 108 del 7 marzo del 1996 con la quale si definisce usura qualsiasi prestito i cui tassi d’interesse sono superiori al Tasso Effettivo Globale Medio, che viene definito su base trimestrale dall’UIC, istituito presso la Banca d’Italia.
La legislazione italiana sancisce la nullità di qualsiasi contratto che risponde ai requisiti tipici dell’usura, per tanto nessuna delle clausole inserite in esso ha validità.
Quando si può parlare di usura?
Viene definita usura il prestito di una somma di denaro che prevede una rimborso caratterizzato da tassi d’interesse che superano il Tasso Effettivo Globale Medio stabilito dalla Banca d’Italia, per conto del Ministero dell’Economia e della Finanza.
Il TEGM viene definito ogni tre mesi e serve ad indicare il valore dei tassi che gli istituti, che legalmente concedono finanziamenti, devono assumere come riferimento.
Qualsiasi tasso superi di un quarto quello fissato dalla Banca d’Italia, può essere definito usurario.
Le tabelle da prendere come riferimento vengono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale, sui siti della Banca e sui siti del Ministero. Sono escluse dal calcolo degli interessi medi, le tasse e le imposte.
Ad esempio, se il tasso massimo che può essere applicato dagli enti di credito è del 9,33%, sarà considerata usura qualsiasi tasso superiore all’11,66%, a cui è possibile aggiungere un margine di altri 4 punti percentuale (15,66%).
L’usura in Italia
Secondo i dati rilevati da Eurispes nel 2015, in Italia sarebbero attivi circa 50 mila usurai.
Negli ultimi anni, però, è stato registrato un significativo e preoccupante cambiamento che riguarda la tipologia di persone che accedono a questa forma di prestito. Infatti, se in passato l’usura coinvolgeva principalmente imprenditori o commercianti, attualmente (sulla base delle denunce raccolte) i soggetti che si rivolgono agli strozzini nel tentativo di trovare una soluzione a problemi di natura finanziaria, sono i lavoratori dipendenti. Infatti, il 52% delle vittime di usura ha un reddito fisso, ma è costretto a vivere con poco più di 200 euro al mese. La ragione di tale fenomeno è legata al fatto che spesso i lavoratori dipendenti stipulano più di due contratti di finanziamento con gli istituti di credito (pagando interessi elevati), rendendo così difficile la gestione delle spese quotidiane. Quando si chiede in prestito una somma di denaro, la sua restituzione è sempre caratterizzata da un sovrapprezzo legato al pagamento degli interessi. Quando i tassi d’interesse sono talmente elevati da essere definiti illegali e da rendere la restituzione del prestito quasi impossibile, si parla di usura.