Cessione del quinto: la guida completa
I prestiti tramite cessione del quinto dello stipendio sono la soluzione di credito più efficace per lavoratori dipendenti e pensionati. A seguire troverete informazioni dettagliate sull’argomento, dalla definizione teorica e come effettuare il calcolo della cessione del quinto dello stipendio ma anche come si fa a rinnovare ma non solo. Abbiamo creato anche una sezione dedicata ai dipendenti pubblici e statali.
- Cos’è la cessione del quinto
- Differenza tra prestito personale e cessione del quinto
- Caratteristiche cessione del quinto
- Cessione del quinto e obblighi del datore di lavoro
- Cessione del doppio quinto
- Chi può richiedere la cessione del quinto
- Chi può erogare il prestito cessione del quinto
- Cessione del quinto e polizza assicurativa
- Rinnovo cessione del quinto
- Migliore cessione del quinto
- Preventivo cessione del quinto
- Cessione del quinto INPS INPDAP
Cos’è la cessione del quinto
La cessione del quinto è un particolare tipo di prestito personale previsto dalla normativa italiana. L’espressione deriva dal fatto che l’importo massimo della rata di ammortamento è fissato a 1/5 del reddito mensile netto continuativo.
Introdotto nel secondo dopoguerra con il D.P.R. n. 180 del 5 gennaio 1950, l’istituto della cessione del quinto era inizialmente rivolto solo ai lavoratori dipendenti. Nel 2005 la possibilità di contrarre prestiti di questo tipo è stata estesa ai pensionati (legge 80/2005).
La somma massima finanziabile viene definita dalla banca erogatrice, in base al profilo reddituale del richiedente. Per la durata invece è previsto un limite massimo di 120 mesi (10 anni). La durata minima generalmente non è inferiore a 24 mesi.
In ogni caso, se a richiedere il prestito è un lavoratore dipendente, la durata dell’ammortamento non può eccedere il termine del rapporto lavorativo. Fanno eccezione i dipendenti pubblici, che al momento del pensionamento possono scegliere se estinguere il prestito o traslarlo sul trattamento previdenziale.
Per i pensionati invece, il piano di rimborso non può eccedere il 90º anno di età.
Differenza tra prestito personale e cessione del quinto
Sono numerose le formule di accesso al credito disponibili sul mercato, ma tra le più quotate troviamo senza dubbio i prestiti personali e le cessioni del quinto. Quali sono le principali differenze tra queste due soluzioni? Quali i vantaggi e i limiti?
Si tratta di due forme di credito ai privati più diffuse nel mercato dei prestiti. In entrambi i casi è possibile ottenere, somme anche sostanziose, da rimborsare con rate a cadenza mensile. Vi sono però molte differenze tra questi due prodotti, la prima è quella relativa alla platea dei beneficiari.
Mentre possono ottenere i prestiti personali tutti coloro che hanno un reddito dimostrabile, la cessione del quinto è accessibile solo a dipendenti e pensionati. Sono quindi esclusi dalla platea dei beneficiari i lavoratori autonomi, poiché non dispongono di una busta paga da cui trattenere la rata.
Allo stesso tempo però queste tipologie di finanziamento sono accessibili anche a chi è segnalato come cattivo pagatore o ha subito protesti. Questo accade perché l’operazione risulta comunque abbastanza sicura, grazie alla garanzia del reddito fisso e alla polizza assicurativa prevista per legge. Puoi visitare la sezione dedicata prestiti senza cessione del quinto.
Altra importante differenza tra i prestiti personali e la cessione del quinto riguarda i limiti di età. Mentre i prestiti personali vengono concessi fino ai 70 anni, il limite anagrafico, per la seconda tipologia è fissato a 90 anni. Requisito per cui si considera l’età che il beneficiario avrà alla data prevista per la fine del piano di rimborso.
Dato il minor rischio collegato all’operazione, la cessione del quinto permette di ottenere somme più alte rispetto a quelle generalmente concesse con i prestiti personali. Sempre in virtù di un rischio particolarmente basso, prevede l’applicazione di tassi di interesse più bassi.
Caratteristiche cessione del quinto
I prestiti con cessione del quinto (stipendio o pensione) sono a tasso fisso per i dipendenti pubblici e privati con contratto a tempo indeterminato.
L’importo massimo della rata di rimborso non può superare il valore del 20% dello stipendio mensile netto. La durata massima consentita è di 120 mesi, mentre la minima non è inferiore ai 24 mesi.
Il termine massimo non può eccedere comunque il termine del rapporto di lavoro e il pensionamento, tranne per i dipendenti ministeriali che possono decidere se estinguere il debito o traslarlo sulla pensione.
Chi può erogare il prestito cessione del quinto
In base a quanto stabilito dal DPR 180/1950 e dal d.lgs n. 385 del 1º settembre 1993, sono autorizzati ad erogare questa forma di finanziamento solo le banche e gli intermediari finanziari iscritti ad un apposito elenco dell’Ufficio italiano cambi (UIC). Il suddetto Ufficio è stato però soppresso nel 2008, le sue funzioni sono ora esercitate dalla Banca d’Italia.
Chi desidera sottoscrivere un prestito su cessione quinto può anche rivolgersi a un mediatore creditizio, soggetto che deve essere iscritto all’apposito albo tenuto dalla Banca d’Italia. In questo caso il ruolo del mediatore è di mettere in contatto l’istituto di credito e il cliente. Compito per cui il mediatore viene pagato dalla banca e non deve richiedere alcun compenso al consumatore.
Cessione del quinto e polizza assicurativa
La normativa vigente prevede che contestualmente alla sottoscrizione del contratto di prestito, il richiedente stipuli una polizza assicurativa. L’assicurazione in questione è obbligatoria e deve riguardare sia il rischio vita che il rischio impiego.
Per quanto riguarda la copertura fornita, in caso di perdita del posto di lavoro, o in altre situazioni che ricadono nel rischio impiego, l’assicurazione interviene ripagando la banca, ma ha diritto di rivalsa. Diritto che la compagnia assicurativa esercita nei confronti del debitore nei limiti delle somme accantonate come Trattamento di fine rapporto.
Ragione per cui a partire dal momento della stipula del contratto di prestito, il TFR accantonato dall’azienda presso cui è assunto il lavoratore risulta indisponibile fino all’estinzione del debito.
In caso di morte del beneficiario del prestito, la compagnia assicurativa che ha emesso la polizza interviene saldando il debito senza vantare alcun diritto di rivalsa nei confronti degli eredi.